Lo scorso anno, nel 2023, le imprese italiane di industria e servizi hanno pianificato di assumere oltre 768mila laureati, pari al 13,9% dei 5,5 milioni di contratti di lavoro programmati. L’indirizzo economico è stato il corso di laurea più richiesto dalle imprese con 223mila contratti programmati, seguito dagli indirizzi di ingegneria con una richiesta complessiva di 162mila profili. Questi profili sono suddivisi in 53mila laureati in ingegneria industriale, 49mila in ingegneria civile e architettura, 45mila in ingegneria elettronica e dell’informazione e 15mila in altri indirizzi di ingegneria. Vi sono richieste significative anche per l’insegnamento e formazione (117mila), ambito sanitario e paramedico (62mila) e quello scientifico-matematico-fisico-informatico (56mila).
Questa informazione proviene dal focus “Laureati e lavoro” elaborato da Unioncamere, sistema informativo Excelsior, in collaborazione con il ministero del Lavoro e AlmaLaurea.
Nonostante la forte domanda, il mismatch, ovvero la discrepanza tra domanda e offerta di lavoro, rimane un problema significativo. Le aziende faticano a trovare quasi un laureato su due, ovvero 376mila figure (nel 2019 la difficoltà era di un laureato su tre). Per i diplomati degli Its Academy, la percentuale di difficoltà di reperimento sale al 65%.
Nel 62,9% dei casi, il motivo della difficoltà nella selezione di laureati è il “gap di offerta”, ovvero un numero ridotto di candidati disponibili, soprattutto negli indirizzi statistico, sanitario e paramedico, medico e odontoiatrico e chimico-farmaceutico. Le difficoltà legate al “gap di competenze”, ovvero alla formazione non adeguata, sono indicate nel 29,3% dei casi. Questi risultati sottolineano la necessità di aumentare il numero di giovani con titoli terziari in Italia. Attualmente, solo il 29,2% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni possiede un titolo universitario, rispetto alla media europea del 42,0% (dati Eurostat, 2022).
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha evidenziato che i laureati, soprattutto nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), sono particolarmente difficili da reperire. Le professioni più ricercate includono ingegneri elettrotecnici (90,6%), ingegneri dell’informazione (80,7%), professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (80,3%), tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (74,5%), farmacisti (73,1%), specialisti in terapie mediche (71,4%), medici generici (70,9%) e progettisti e amministratori di sistemi (69,8%).
Federprofessioni ha sottolineato l’importanza di supportare i nuovi professionisti attraverso percorsi di formazione continua e aggiornamento professionale, essenziali per colmare il gap di competenze e aumentare l’occupabilità dei laureati.
Secondo AlmaLaurea, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è del 75,4% tra i laureati di primo livello e del 77,1% tra i laureati di secondo livello. A cinque anni dalla laurea, questi tassi aumentano rispettivamente al 92,1% e all’88,7%. Gli indirizzi con i migliori risultati occupazionali includono ingegneria elettronica e dell’informazione (96,2%), statistica (95,8%), ingegneria industriale (95,6%), altri indirizzi di ingegneria (95,0%) e l’area scientifica, matematica, fisica e informatica (92,6%).